UNA VITA DI MENZOGNE
MENTIRE. Secondo l’espressione più accreditata è affermare consapevolmente, e con l’intento di ingannare, qualcosa che si sa o si pensa non essere vera. La apparente semplicità della definizione sopra riferita non traduce compiutamente la reale entità del complesso fenomeno della menzogna.
LA MENZOGNA UTILE. Da un punto di vista evolutivo rappresenta una strategia adattativa che ha tracciato il percorso dell’umanità e che continua a segnare la storia di ogni individuo nella sua crescita personale dall’infanzia all’età adulta. Nel bambino, per esempio, è un modo di sperimentarsi nella realtà distinguendola dalla fantasia. Mentire lo rende consapevole che anche gli altri hanno un mondo mentale, fatto di credenze, sentimenti, e desideri diversi dai propri e impara a meglio definire la propria identità. Nella vita adulta sono altri i significati della menzogna. Si mente per trarre un qualche vantaggio dall’inganno oppure per il bisogno di offrire agli altri una immagine di sé più accettabile o che si ritiene tale.
LA PATOLOGIA. Esiste anche una dimensione patologica della menzogna, che non sempre è consapevole, e che può essere presente sia in forme psichiatriche lievi che in quelle più conclamate ed invalidanti come alcune psicosi o nel deterioramento cerebrale. In molti disturbi di personalità si manifestano comportamenti menzogneri che vengono adottati proprio con l’intento di ingannare deliberatamente l’interlocutore. In alcuni la condotta menzognera ha una frequenza così alta da rappresentare un sintomo significativo.
LA COMUNICAZIONE MENZOGNERA. La menzogna è una forma di strategia comunicativa e, in quanto tale, è sempre un gioco interattivo tra due fonti: da una parte chi mente e dall’altra chi si fa ingannare. Il soggetto che mente nel corso di tutta l’interazione comunicativa, è teso a monitorare l’efficacia della sua strategia comunicativa per adattarla continuamente ai cambiamenti di atteggiamento dell’interlocutore. L’esito finale dipende da come funziona l’interazione tra le abilità comunicative di chi mente e la disponibilità ricettiva, consapevole o meno, dell’interlocutore. Il successo della menzogna, quindi, è certamente legato alle abilità manipolative di chi mente, ma non può prescindere dalla suggestionabilità dell’interlocutore.
MENZOGNA E LEADERSHIP. Nei contesti sociali che basano la loro esistenza e coesione sulla presenza di leader carismatici, come le sette per esempio, la mistificazione appare una delle forme di comunicazione predilette da chi detiene il potere allo scopo di consolidarlo. Il leader mente per occultare le proprie reali intenzioni e per sedurre i seguaci a cui poter vendere delle illusioni. Un vero e proprio imbonitore. Con la menzogna esercita una forma di coercizione psicologica sugli adepti in modo da renderli remissivi e totalmente dipendenti dalla sua volontà. Le sette rappresentano una esemplificazione di come la realtà e le sue regole, quelle del mondo esterno, possano essere annullate e sostituite da una realtà simulata costruita proprio sulle menzogne del leader.
MENZOGNE E POLITICA. Anche in politica è nota la stretta correlazione tra menzogna ed esercizio del potere e c’è chi afferma che la natura stessa della politica è connaturata alla menzogna. Il problema è antico e già Platone parlava de la nobile menzogna messa al servizio della ricerca del consenso che non si nutre di verità, ma di opinione. Da Machiavelli alla Arendt, sono in tanti a ritenere la dissimulazione, e perfino l’inganno, strumenti del tutto legittimi per raggiungere i fini che la politica si prefigge di raggiungere. In realtà sono davvero pochi gli ambiti in cui è concesso al politico di mentire: per tutelare la famosa “ragione di stato”, per esempio, e in altre rarissime circostanze, tutte assolutamente giustificabili e orientate verso il bene comune.
MENZOGNE E POLITICI. La fiducia che l’elettore ripone sul politico è una cosa seria che ha in sé qualcosa di sacro. Per questa ragione il politico non può spudoratamente mentire in campagna elettorale con promesse che sa di non potere mantenere. Non può mentire dichiarando improponibili certe alleanze con altri movimenti per poi metterle in atto solo per consolidare posizioni di potere personale. Non può mentire sulla sua vita privata per camuffare condotte discutibili sul piano della trasparenza. Non può perché queste menzogne sono ingannevoli e percepite come un tradimento di quel vincolo di fiducia costruito sul patto tra il paese e chi è stato scelto a rappresentarlo. Devono sapere, i politici, che non è conveniente tirare troppo la corda su questioni che riguardano la fiducia degli elettori. Prima o poi, quando meno se lo aspettano, stanco degli inganni, il paese smetterà di glorificare le bugie e di accettare ogni sorta di illegalità, girerà loro le spalle e ripristinerà un altro patto con altri governanti. Nella speranza che costoro mostrino più dignità e rispetto nei confronti della fiducia che è loro concessa.