I NUMERI DELLA DEPRESSIONE

Tristezza, scoramento, idee pessimistiche, senso di inadeguatezza, tensione emotiva, disturbi del sonno, sono sentimenti che a ciascuno di noi è capitato di sperimentare nella vita. Spesso, però, rappresentano i sintomi di una vera e propria malattia che compromette in maniera decisa l’equilibrio psichico ed il funzionamento sociale di chi ne soffre. Stiamo parlando della depressione. L’OMS la annovera tra le prime tre cause di invalidità. E’ una patologia troppo spesso sottovalutata, forse perché confusa con la normale tristezza, ma che occorre saper riconoscere come tale perché comporta sofferenza per il paziente e notevoli costi sociali. Oggi più che mai, dopo la dura prova a cui tutti siamo stati sottoposti dalla pandemia da Covid 19 occorre una particolare attenzione e sensibilità nel riconoscere la depressione-malattia dalla depressione-sentimento.

Una persona su cinque, nel corso della sua vita, è colpita da depressione. Nel 60% dei casi i pazienti ricercano un trattamento, ma è solo nel 30% che lo riceve. Tra coloro che ricevono un trattamento solo nel 25% dei casi si ottengono risultati soddisfacenti. Per una cura efficace non bastano i farmaci antidepressivi soltanto. Spesso sono richiesti protocolli terapeutici in associazione ad farmaci che agiscono sulla stabilizzazione dell’umore e sull'ansia. Non raramente i farmaci, anche se efficaci, vengono assunti in dosi sub terapeutiche, in tal modo i risultati non sono soddisfacenti. Inoltre la cura della depressione dovrebbe accompagnarsi ad interventi psico terapeutici e riabilitativi che possano aiutare il paziente depresso, a ritrovare l’equilibrio affettivo e cognitivo perduto o mai acquisito prima.

La malattia ha un tipico andamento ciclico ed un elevato rischio di recidiva: dopo il primo episodio tale rischio è del 50%, dopo il secondo del 70%, dopo il terzo del 90%. L’evoluzione cronica è frequente. Il fatto che non venga riconosciuta, non venga adeguatamente curata, presenti un alto rischio di recidiva e cronicizzazione, comporta una durata media di disabilità superiore a quella di qualunque altra patologia. Incide sulla spesa sanitaria quanto le cardiopatie. Aumenta di 2/3 il periodo di degenza ospedaliera di qualunque altra malattia e aumenta, fino al doppio, la mortalità di malattie concomitanti. E’ noto, infine, che i depressi utilizzano più di chiunque altro i servizi della sanità pubblica.

Altrettanto importante è il costo umano della depressione. Oltre all’elevato tasso di suicidi quale esito drammatico della malattia, ricordiamo che si tratta di persone tristi, sfiduciate, che vivono forti sentimenti di auto svalutazione, incapaci di proiettarsi nel futuro e che sembrano avere perso il senso stesso della propria vita. Attenzione, quindi, a sapere riconoscere la malattia-depressione e distinguerla dallo stato d’animo-tristezza.

 

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